Giovedì, 18 Maggio 2023
Notizia
Seminario prof. Bernardo De Muro "Dominio della parola e argomentazione, ovvero “l’arte del parlare” (in pubblico)"
Aula Saussure, Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali, via Roma 151
Bernardo De Muro
Dominio della parola e argomentazione, ovvero “l’arte del parlare” (in pubblico)
Prendere la parola in pubblico non è compito lieve. E non si misura con l’ansia di avere un microfono tra le mani, come talvolta succede ai “non addetti”; di non sapere come iniziare, come sviluppare gli argomenti, come concludere. C’è chi parla di tecnica del dire, di arte del parlare, di prepararsi
con una “scaletta”, di conoscere il mondo della retorica, di misurarsi con il proprio pensiero. E’ anche tutto questo, ma a monte del “parlare in pubblico” vi è uno scenario plurimo: lo scenario del conoscere. Del conoscere prima di tutto sé stessi, di scoprire quali e quanti “mondi” o stati
della mente si manifestano, agitano e convivono con la persona. Ogni parola che si pronuncia appartiene ad un preciso “movente”, un habitat di senso, un’altezza di pensiero scientemente rilevabile. Ci sono parole del razionale, dell’oggettivo, della logica; ci sono parole che hanno a che fare con la rigidità,
con i giudizi, con le sentenze; e ci sono parole della fantasia, dell’intuizione, del gioco che riescono a “toccare” il senso creativo dell’immaginazione, i voli alti. E non basta: si debbono conoscere certe “anime gemelle” e sapere come riconoscerle, farle apparire, vivere, agire. Ma per scoprire tutto questo occorre “studiare la parte”, come un ruolo teatrale assegnato dal capocomico. Solo dopo questo non breve percorso formativo e di approfondimento, si saprà come iniziare un discorso, come sviluppare le idee, come essere originali, come incuriosire, come tenere viva l’attenzione dell’uditorio, come motivare all’ascolto, come argomentare, come convincere o persuadere.
con una “scaletta”, di conoscere il mondo della retorica, di misurarsi con il proprio pensiero. E’ anche tutto questo, ma a monte del “parlare in pubblico” vi è uno scenario plurimo: lo scenario del conoscere. Del conoscere prima di tutto sé stessi, di scoprire quali e quanti “mondi” o stati
della mente si manifestano, agitano e convivono con la persona. Ogni parola che si pronuncia appartiene ad un preciso “movente”, un habitat di senso, un’altezza di pensiero scientemente rilevabile. Ci sono parole del razionale, dell’oggettivo, della logica; ci sono parole che hanno a che fare con la rigidità,
con i giudizi, con le sentenze; e ci sono parole della fantasia, dell’intuizione, del gioco che riescono a “toccare” il senso creativo dell’immaginazione, i voli alti. E non basta: si debbono conoscere certe “anime gemelle” e sapere come riconoscerle, farle apparire, vivere, agire. Ma per scoprire tutto questo occorre “studiare la parte”, come un ruolo teatrale assegnato dal capocomico. Solo dopo questo non breve percorso formativo e di approfondimento, si saprà come iniziare un discorso, come sviluppare le idee, come essere originali, come incuriosire, come tenere viva l’attenzione dell’uditorio, come motivare all’ascolto, come argomentare, come convincere o persuadere.
Bernardo De Muro, viandante e “chirurgo” della parola, “studioso di retorica antica e moderna, cultore della parola, saggista, narratore favolistico e autore di teatro - in prevalenza di ispirazione classica - docente di arte oratoria e di scrittura narrativa (con proprie metodologie). Ama le tinte forti del sapere. Ha avuto una lunga frequentazione con il mondo dei giovani e della prima adolescenza per insegnare loro i meccanismi, i segreti, i giochi, le astuzie della parola: come renderla unica, riconoscibile, attraente e insieme eloquente. Agli allievi ha insegnato a leggere un testo narrativo prima di tutto con il cuore, facendo loro scoprire il valore di una pausa, la misura del ritmo, l’importanza di una sottolineatura espressiva. Ha parlato della “musica”
della natura: dall’aprirsi di una corolla alle screziature delle farfalle, al monosillabo sonoro di un rapace notturno, per giungere poi agli strumenti musicali: ad arco, a fiato, a percussione, e cogliere le differenze di timbri, tonalità e suoni.